CARO MAESTRO THAY

IL MIO SALUTO A THICH NHAT HANH, CON UNO SGUARDO AL RUOLO ED AI BISOGNI DI CHI INSEGNA

Ho scritto una lettera, le mani mosse direttamente dal cuore. Comincio con il condividerla in quanto omaggio personale a Thay, mi permetto di chiamarlo così con grande rispetto, e affetto.

Sotto alla lettera, un estratto dal libro di Thay ‘Insegnanti felici cambiano il mondo’, perchè è questo che lui ha fatto, ha insegnato ed ha cambiato il mondo. Questo è anche ciò che possiamo e dovremmo davvero fare, portando nel nostro mondo e nella nostra quotidianità i suoi insegnamenti.

Caro maestro Thay,

Quello che voglio scriverti oggi è che ti sento in ogni cosa, in ogni gesto, proprio come dicevi tu e ci aiutavi a riconoscere. Ti sento in me ogni volta che mi accorgo, che mi risveglio, che non rifuggo la sofferenza e la guardo con compassione, con quell’attenzione che è cura.

È un’eredità che non posso misurare, la tua, una vita che ha un sapore più intenso.

Caro maestro, ti scrivo con la lettera minuscola perché maiuscolo è il tuo cuore, fatto della materia dell’intenzione di donarti a noi nel tuo essere terra e aria e acqua e non mistero o verbo pronunciato da un luogo distante.

Mi hai insegnato che posso esistere in ciò che il tuo volto ha incarnato, un amore semplice, terreno, piccolo e insieme immenso. Mi hai insegnato l’apertura. Ed è bastato molto poco, sapevi toccare in profondità.

Ogni volta che pronuncio una parola gentile, che chiedo per poter amare meglio, ogni volta che pratico l’ascolto profondo navigando sopra le mie onde io posso sorridere, perché è con l’amore che mi hai insegnato, e con l’amore posso accogliere i frammenti della mia insicurezza, paura, rabbia, irrequietezza, dolore. Accoglierli come sassolini sulla spiaggia e farne forme e disegni e sentirne tra le mani il calore.

Il mio desiderio è che i maestri di mestiere ti riconoscano come una manifestazione di ciò che hanno il potere di fare ogni giorno, insegnare attraverso la piena presenza e l’amore, senza dimenticare mai la rivoluzione che possono portare nella mente e nel cuore di chi siede loro di fronte. La mia intenzione, non smettere di portare la tua parola e il tuo sorriso nel mio lavoro con questi insegnanti e con questi studenti preziosi.

Che tu possa essere
Nella trasformazione
Maestro per i maestri 

Il libro ‘Insegnanti felici cambiano il mondo’ colpisce per la verità del suo titolo, che è verità ed invito al tempo stesso. Nelle prime pagine troviamo una lettera di Thich Nhat Hanh scritta ad un generico ‘giovane insegnante’.

Condivido qui alcuni estratti:

“Caro collega, cara collega,

sono un insegnante, amo il mio lavoro, e so bene che anche tu ami il tuo. Tutti noi vogliamo aiutare i giovani a essere felici e a rendere felici gli altri. La nostra missione di insegnanti non si limita a trasmettere la conoscenza, ma consiste anche nel formare degli esseri umani, contribuendo così  allo sviluppo della dignità e della bellezza dell’umanità, perchè questa si prenda cura del nostro prezioso pianeta. […]

Cerco sempre di informarmi sulla vita dei miei allievi. E parlo loro delle mie difficoltà e dei miei sogni, in modo che tra noi la possibilità di comunicare sia sempre aperta. Come sappiamo, oggi i bambini e gli studenti hanno molta sofferenza dentro di sè. Spesso la ragione è che soffrono anche i loro genitori. Non riescono a comunicare tra loro, e allora comunicare diventa difficile anche per genitori e figli. […]

Per questo insegnare è un lavoro molto più difficile. Anche noi insegnanti abbiamo delle difficoltà. Facciamo del nostro meglio, ma c’è molta sofferenza anche nel nostro ambiente, nella nostra famiglia e nei colleghi. Se noi insegnanti non siamo felici, se non lo sono i nostri colleghi, come possiamo aspettarci che lo siano i nostri studenti? E’ una domanda molto importante! Dobbiamo trovare aiuto per trasformare la nostra sofferenza e a poco a poco aiutare anche chi ci sta accanto a fare lo stesso.. Se riusciamo in questa pratica, diventeremo persone più gentili e compassionevoli. […]

Per praticare la consapevolezza dell’ascolto e della parola, l’insegnante e gli studenti possono organizzare delle sessioni di condivisione. Bisogna innanzitutto che si ascoltino a vicenda. Bisogna che l’insegnante sia in grado di rimanere seduto ed ascoltare la sofferenza degli studenti. A loro volta gli studenti possono conoscere le difficoltà e le sofferenze degli insegnanti e dei loro compagni. Ascoltare in questo modo può trasformare il comportamento di tutti. Non è una perdita di tempo: al contrario, porta alla comprensione reciproca. Amministratori e dirigenti scolastici devono capire che se nelle scuole si organizzano delle sessioni di ascolto profondo, insegnanti e studenti avranno più energia e attenzione da dedicare all’insegnamento e allo studio. Senza queste pratiche, gli insegnanti possono far soffrire gli studenti e gli studenti possono far soffrire gli insegnanti, aggravando il conflitto generazionale. […]

Sogniamo di poter costruire una comunità insieme ai colleghi e alle persone che lavorano nella nostra istituzione. Costruire una comunità di pratica è assolutamente necessario! [Partendo da un piccolo gruppo di colleghi] con cui riesci a comunicare meglio, potete insieme fare meditazioni camminate, prendere il tè, praticare il rilassamento profondo e, così facendo, creare una piccola comunità di insegnanti felici. Saranno gli insegnanti felici a cambiare il mondo.

Ogni insegnante dovrebbe essere costruttore di comunità. Insegnare è un lavoro nobile, bello e rispettabile, ma senza comunità non si può fare molto.

Che noi possiamo presto avere il tempo e l’opportunità di praticare insieme!”

Condivido ogni parola, chi mi conosce e lavora con me lo sa. Non esitare a chiedermi di praticare insieme, anche domani.

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