Mindful eating, una risorsa nel tempo della pandemia
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“Non mettere altro nella tua bocca, come i tuoi progetti, le tue preoccupazioni, le tue paure, metti solo la carota. E quando mastichi, mastica solo la carota, non i tuoi progetti o le tue idee. Sei capace di vivere nel momento presente, nel qui e nell’ora. È semplice, ma hai bisogno di un po’ di allenamento per goderti il boccone di carota”.

Thich Nhat Hanh

È quasi un anno che abbiamo fatto entrare una condizione inedita nelle nostre vite, una condizione non scelta, profondamente mutevole quanto stagnante, in cui l’incertezza che caratterizza di per sé le nostre vite è emersa prepotentemente, scardinando i sistemi sociali, culturali e personali che costruiamo per preservare un senso di sicurezza e stabilità.

La condizione attuale è caratterizzata da un incremento di forme di stress emotivo causate ad esempio dal timore del contagio, lutti, preoccupazione per la precarietà economica e situazioni di isolamento sociale o convivenza forzata e prolungata. In una ricerca condotta in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, il 10 ottobre scorso, Elma Research per Angelini Pharma ha rilevato che la pandemia ha provocato disturbi psicologici durante il lockdown nel 65% degli italiani.

Il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi) segnala l’aumento delle problematiche nell’ambito della salute mentale e lavora per un cambiamento culturale in cui la salute psicologica possa realmente definirsi un diritto.

Mi piacerebbe che la salute fisica e mentale fossero finalmente percepite come un’unica condizione di salute, una prospettiva che contribuirebbe notevolmente a diminuire lo stigma, creando nella cultura stessa un fattore di per sé protettivo ed accettante.

Parlare di mindfulness e di mindful eating va proprio nella direzione della promozione di una cultura più consapevole di ciò che è possibile fare per favorire il benessere psico-fisico. Per questo motivo ho scelto di portare la mindfulness nel mio lavoro di psicologa e psicoterapeuta, e nella mia vita. Avendo recentemente dovuto affrontare a livello personale situazioni inaspettate per me particolarmente sfidanti, posso affermare senza esitazione che aver coltivato un’attitudine mindful è stato fattore determinante per la resilienza.

Ma che cos’è la mindfulness?

“La mindfulness è la consapevolezza che emerge dal porre attenzione, intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante, alle cose così come sono”. (Williams, Teasdale, Segal, Kabat-Zinn, 2007)

  • Promuove l’equilibrio, la scelta consapevole, un’attitudine saggia e l’accettazione di ciò che non possiamo modificare.
  • Con la pratica della mindfulness coltiviamo la possibilità di liberarci dalle modalità reattive abituali che influenzano i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni.

Quando inizio un protocollo MB-EAT o un percorso basato sulla mindfulness, dedico sempre del tempo a definire ciò che non è. Ad esempio, contrariamente a quanto molti possono pensare, non si tratta di una tecnica di rilassamento basata su un distanziamento dalla realtà: è invece un incontro sereno con la realtà così com’è, ed una forma di trasformazione della nostra attitudine verso i pensieri, le emozioni e le sensazioni nella direzione della limitazione delle condotte automatiche e dell’aumento dei momenti in cui effettivamente scegliamo come relazionarci al nostro vissuto, con un’intenzione aperta e non giudicante.

Il rilassamento è uno dei possibili effetti della pratica, la quale coltiva tra le altre un’attitudine che trovo meravigliosa, ovvero l’equanimità: l’abilità di essere in presenza di ciò che accade nel mondo esterno ed interno, osservando, senza esserne catturati o travolti, ciò che accade momento dopo momento.

In questo lungo e difficile anno di pandemia sono aumentati i fattori di rischio per lo sviluppo di problematiche psicologiche: condizione di isolamento, forti limitazioni alle possibilità di movimento, una forte pressione emotiva possono aumentare le fragilità.

Le persone si trovano a fare esperienza di emozioni molto intense, e facciamo parte di una società che veicola messaggi in cui le emozioni spiacevoli vanno eliminate, rapidamente. La ricerca di un appagamento o di un sollievo nel corso di uno stress prolungato può avvenire anche attraverso il cibo.

L’Istituto Superiore di Sanità, in un documento in cui approfondisce la relazione tra Covid e DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), sottolinea come ad esempio “la paura del contagio può associarsi alla sensazione di perdita del controllo, che chi soffre di anoressia o bulimia può cercare di compensare aumentando ulteriormente le restrizioni alimentari. Al contrario, lo stesso senso di perdita del controllo potrebbe scatenare episodi più frequenti di alimentazione incontrollata in chi soffre di binge eating disorder. Le limitazioni all’attività fisica possono aumentare il timore di ingrassare e le dispense piene di cibo possono portare a un inasprimento delle restrizioni alimentari auto-imposte o a meccanismi estremi di controllo del peso”.

In questo contesto, si può comprendere come sia auspicabile diffondere nella cultura un approccio mindful all’alimentazione, promuovendo lo sviluppo di una relazione più armoniosa con l’atto del cibarsi e con il corpo,  limitando i comportamenti di scarsa consapevolezza nel mangiare e lo stress correlato al cibarsi.
Si dice, nel contesto della mindful eating, che una persona non possa definirsi golosa e amante del cibo se mangia senza consapevolezza: per mantenere il piacere del cibo senza sfociare nell’iperalimentazione e nelle conseguenze negative ad essa legate, hai considerato di fare l’esperienza di un percorso di mindful eating?S